Andiamo in Paucis

Paucis, Ribona, Sant’Isidoro.

Due nomi che meritano di essere analizzati: il nome del vino, “Paucis”, che in latino significa “poco” o al massimo “alcuni” (insomma qualcosa di scarsamente disponibile) e il nome del vitigno che compone questo vino, “Ribona”. Probabilmente il nome del vino viene riferito proprio al vitigno, molto particolare, molto raro, del quale si possono contare davvero pochi ettari, oggi tutti concentrati sulle colline maceratesi. Un tempo chiamata anche Greco Maceratese, Greco Castellano, Verdicchio Marino, Montecchiese, quindi catalogato nel Registro Nazionale della Varietà d’Uva come “Maceratino” (che può far pensare alla modalità di vinificazione, ma così non è), l’uva Ribona prende il proprio nome forse dal dialettale “Ri-Bona” cioè due volte buona o anche dall’antica abitudine di far rifermentare i grappoli per ottenere vini più longevi. L’etichetta si presenta con elementi un po’ scoordinati, con il logo aziendale in alto a sinistra, il nome del vino centrato, con un carattere poco leggibile e un colore discutibile, poi seguono uno scudo in tutti i sensi grigio, quindi la denominazione su una trama di linee oblique. Nel complesso il packaging si fa vedere ma non sa farsi piacere. Ultima nota di cronaca (relativa al Covid), la parola “paucis” è diventata improvvisamente nota con il termine “paucisintomatici”, che indica appunto quelle persone che manifestano pochi, scarsissimi, irrilevanti, sintomi relativi alla malattia.