Malamore, Sangiovese Rosato, Bagnaia.
L’etichetta di questo vino toscano, Orcia Doc, ci offre la gustosa occasione di parlare in modo univoco del nome del vino. E’ questo infatti che “tira la volata” alla bottiglia. Non può esserlo la grafica, il packging, insomma, il design, alquanto normale, modesto, “già visto”. Il nome invece… può spaziare in molte direzioni. Partiamo da una lettura lineare e continua, “Malamore”, quindi il male d’amore, forse un amore malato, un amore sbagliato? L’immaginazione corre e con essa si fissa il prodotto nella memoria. Con l’eco della nota canzone “malafemmina” di Totò, possiamo immaginare relazioni che iniziano a tavola con un rosato (questo da Sangiovese in purezza) e finiscono non troppo bene. Niente di negativo, tutto sommato, lezioni di vita, da accettare e da berci sopra. Ma vediamo che il nome del vino qui è scritto in modo particolare, come se si volessero accennare due parole: “MaLamore”. Quella “l” maiuscola fa la differenza. Sarà forse da intendersi come “Ma l’amore…”, dove la fantasia corre ancora di più, secondo i personalissimi stati d’animo, situazioni relazionali o esperienze di ognuno. Ma l’amore sì o ma l’amore no? Insomma non siamo più così certi che l’amore sia in questo caso un’accezione negativa. Il bello è che si può interpretare in mille modi e sfumature. Di rosato, naturalmente.