Stiamo parlando di bollicine, per semplificare. Metodo Champenoise, insomma come lo Champagne ma in una zona molto più a sud (Francia) e con un vitigno semi-sconosciuto e tipico unicamente della zona di Limoux, il Mauzac (sfumature mediterranee con ricordi di cedro, finocchio e anice… ma queste sono cose da sommelier impallinati). Il vino è fresco e “scorrevole”, dice chi lo ha assaggiato. Ma noi, in sostanza, qui ci occupiamo del suo vestito, del suo nome e della sua etichetta. Il nome del vino è “Ultreïa” cioè “avanti con coraggio, fino alla meta”, un’espressione latina di gioia ed incoraggiamento che veniva rivolta ai pellegrini durante il Cammino di Santiago (che si può trovare anche scritto come Ultreya e Suseya o Ultrella et Susella). Limoux infatti è una delle tappe del percorso in territorio francese, dove Baptiste, figlio di vigneron che producono dal 1860, ha scelto di puntare sulla freschezza e sulla nobiltà contadina delle bollicine. La gran parte dell’etichetta è occupata da una illustrazione molto cromatica ma anche enigmatica. Tre sagome in cammino (camminatori verso Santiago? Extraterrestri?) sovrastate da palloni aerostatici (meduse? Pianeti lontani?) e inserite in un ambiente post-atomico. Bisogna avere fede. E versare il vino.