Come accade ancora spesso in Italia, il nome di questo vino corrisponde al nome del vitigno (o viceversa): “Nero di Troia”. Partiamo quindi da qui, riportando il breve racconto che troviamo nel sito internet dell’azienda proponente: “La leggenda narra che Diomede, il mitico eroe greco, di ritorno dalla guerra di Troia navigò per il mare Adriatico fino a raggiungere il fiume Ofanto, dove ancorò la nave con alcune pietre della fortezza troiana. Trovando il luogo piacevole e fertile, Diomede decise di piantare i tralci di vite portati con sé a ricordo dalla lontana città di Troia. E fu così che in Puglia prese vita il Nero di Troia”. Si tratta di uno dei vitigni autoctoni simbolo della Puglia. Dove, nonostante la latitudine, nel profondo sud d’Italia, dominano i vini rossi (e anche i rosati, a dire il vero). Originale la conformazione dell’etichetta: la carta è “strappata” in alto e in basso, il fondo è un grigio-perlato-argentato dal quale emerge una antica mongolfiera (che non collima con i racconti della mitologia greca, però è bella). In evidenza in rosso l’Igt Puglia e in basso il nome/logo dell’azienda, in oro, poco leggibile. Non si tratta di un produttore vero e proprio, bensì di un selezionatore che poi rappresenta e commercializza in Italia e nel mondo. Vino di consumo quotidiano, ma con un suo stile.