L’Alberello Pantesco, l’Etichetta Bianca e la Pietra Nera


Pietranera, Zibibbo, Marco De Bartoli.

Un’etichetta “tecnica” ma al tempo stesso semplice e iconografica. Divisa in due parti: a sinistra, cioè in pratica nella parte centrale, un fondo bianco con il nome del vino, “Pietranera”, l’annata, e la foto di una pietra lavica. In alto troviamo nome e logo del produttore (non granché il logo, con la “M”, la “D” e la “B” stilizzate). A lato in un tassello verticale nero, tutte le necessarie diciture di legge, con un innovativo QR code che porta all’etichetta ambientale. Un packaging facile da interpretare per un vino difficile da produrre. Stiamo parlando infatti di uno Zibibbo coltivato in condizioni (ventose) estreme sull’isola di Pantelleria. A questo proposito il produttore scrive nella scheda digitale del prodotto: “…una natura incontrastata, “burbera” forse come Marco. Ma da quella natura riuscì a capire, per primo, che vinificando le uve di Zibibbo, coltivate nella zona più esposte a Nord, in Contrada da Cufurà e Contrada da Ghirlanda, era possibile produrre un vino bianco secco dalle spiccate note minerali, aromatico, intenso e complesso.” E ancora: “2,500 ceppi per ettaro, coltivati ad alberello pantesco. pratica agricola dichiarata dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità. 50 q. di resa per ettaro vendemmiati la prima settimana di settembre. Dopo una selezione dei grappoli manuale, l’uva viene diraspata e delicatamente pigiata per avviare una macerazione a freddo per circa 24 ore. Dopo la pressatura soffice, il mosto, a bassa temperatura, resta a decantare per 48 ore. La parte limpida si avvia alla fermentazione in vasche di acciaio a temperatura controllata, a opera di lieviti indigeni. 6 mesi in vasca di acciaio”. Un vino bianco contraddistinto da una pietra nera. Non male come dicotomia di comunicazione. Il resto è passione e duro lavoro. Tradizione e decoro: perché anche e il fattore estetico di queste vigne ha la sua importanza.