MCCXXVI (milleduecentoventisei), Assisi Rosso, Migliori.
Ci sono almeno tre fattori da analizzare (e di fatto protagonisti) in questa etichetta attualmente in vendita nella Gdo italiana (fascia bassa): il nome del vino, il nome della Doc e l'immagine "protagonista" del design in etichetta. Questi tre "fattori" sono in linea generale tre elementi-chiave della comunicazione di un packaging per il vino. Partiamo dal nome che è un numero. Numero romano antico, con sottostante precisazione (per chi non ricordasse la numerazione romana, probabilmente 90 persone su 100) in numero "normale" (ma definito in lettere, per di più tutto attaccato). Insomma quel 1226 ce lo fanno soffrire, a livello di comprensibilità. Cerchiamo una spiegazione in modo autonomo e scopriamo che Francesco d'Assisi è morto nel 1226. Forse questa informazione ci servirà in seguito, di certo non è facile fare il collegamento. Passando alla Doc, Assisi Rosso, troviamo aspetti positivi: storicamente e culturalmente il luogo e la parola "Assisi" sono un traino turistico. Certo Assisi non è nota in prima battuta per il vino, ma insomma, con l'onda delle nuove Doc "furbe", tipo Roma Doc, ci sta anche Assisi, con onore. E infine quel drammatico segno rosso che squarcia cromaticamente l'etichetta proprio nel suo centro attenzionale: il sangue di San Francesco? E' probabile il riferimento alle stigmate del Santo che si narra siano apparse sul suo corpo, sanguinanti, negli ultimi periodi della sua vita. Un dramma visivo che negli occhi di un ignaro consumatore potrebbe anche essere fuori luogo e turbativo. Notiamo anche la presenza di una piccola fotografia della Basilica di Assisi che stempera la "tensione" ma che non aggiunge pregio creativo al resto.