Dialetti Foresti che Sembrano Stranieri

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Rousori, Dolcetto d'Alba. Pafoj, Nebbiolo. Icardi.

etichette labels marketing brandingLa rassegna dei nomi dei vini italiani ispirati a forme dialettali è infinita. Come sono infinite le sfumature storico-culturali di ogni regione, di ogni singola valle di questa variegata penisola. Il vino italiano spesso si confronta in realtà regionali, limitate, facendo fatica a varcare anche solo i confini provinciali. Eppure ci sono realtà che vendono all'estero più che in Italia, sia pure "parlando" idiomi locali. Un fulgido esempio di nome "dialettale" ci viene da questo Dolcetto d'Alba (di Treiso, per l'esattezza), dove il produttore non si accontenta di citare il nome della località dove si trova la vigna (già nome difficile e sconosciuto), decide inoltre di "nominarlo" in dialetto "stretto". Nasce un nome, "Rousori" che sa di francese e che imbarazza (i non piemontesi) nella ricerca della giusta pronuncia di quelle "o" e "u" affiancate. Forse uno straniero ci andrebbe più sicuro. Ma è anche questo il bello dell'Italia. In particolare, nel proprio sito internet, a proposito di questo nome il produttore dice: "Ausario, in Treiso, è il nome del vigneto da cui origina questo vino. Il toponimo, in piemontese, suona come 'Rousori': da qui il nome del nostro Dolcetto d'Alba Doc". Niente da dire, tutto da apprendere, dal punto di vista della fonetica dialettale. Il design in etichetta peraltro è, di contrasto, moderno, colorato, dinamico, contemporaneo. Si fa notare, certo. Nella gamma di questo produttore (che ha tutte etichette dalla grafica molto cromatica) notiamo anche un altro nome curioso: "Pafoj" (Nebbiolo 100%). Anche qui una "j" finale traccia percezioni esterofile (in dialetto piemontese la "j" è ancora molto presente) pur significando una precisa accezione del luogo: "non sono matto". "Pa" è negazione, "foj" sta per "folle". Il produttore giustifica così: "Pafoj: non siamo matti. Un nuovo stile per un vino classico". In effetti se un nome non è un po' matto rischia di confondersi nella mischia di tutti quei nomi così generici da essere, oltre che "ignoranti", semplicemente ignorati.