Il Conte e il Clone, Ovvero la Storia del Prosecco

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Balbi Pieve, Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg,  Grapes.

logo photo designSembra proprio che l'attuale successo produttivo e quindi commerciale del Prosecco (la Glera, il Valdobbiadene, che dir si voglia) debba qualcosa a un componente di una ricca famiglia di imprenditori della seta che ebbe storia in Pieve di Soligo: i Balbi Valier. E in particolar modo al conte Marco Giulio Balbi Valier. Grazie al sito TigullioVino scopriamo infatti che "...i meriti di aver dato inizio alla storia moderna del Prosecco vanno al Conte Marco Giulio Balbi Valier che negli anni sucessivi al 1850 aveva isolato e selezionato un clone di Prosecco migliore degli altri, individuato ancora oggi come 'Prosecco Balbi'." Il Conte, su un libretto dell'epoca scrive tra l'altro: "...viti Prosecche, più sicure ed ubertose di ogni altra qualità, e che danno un vino bianco sceltissimo, pieno di grazia e di forza". Apprendiamo inoltre che la nascita del Prosecco "del Conte" portò all’abbandono di varietali di scarso pregio come il Prosecco "Piave" che, secondo la Rivista di Viticoltura e di Enologia italiana di Conegliano “promette molta uva dapprincipio, ma cade al momento della fioritura; quindi di difficile allegagione”. Ma veniamo all'etichetta di queste nuove bollicine prodotte con 100% di uve Glera varietà Balbi (che garantiscono risultati organolettici migliori grazie anche ad un grappolo "spargolo" che favorisce la "presa di luce" da parte degli acini). Si tratta di bottiglie a tiratura limitata, visto che il vigneto dal quale origina l'uva si estende solo per 1 ettaro. Il nome è un abbinamento tra il cognome del celebre Balbi c il nome del luogo di elezione, Pieve. Si tratta della località Pieve di Soligo e delle colline circostanti (in particolare, per questo vino, i pendii della "Miceina"). Etichetta semplice, che afferma giustamente la paternità del benemerito Conte "ampelografo" e la provenienza della materia prima. In aggiunta al nome, chiaro e molto leggibile, vediamo la raffigurazione del Palazzo Balbi Valier che ancora oggi fa bella mostra di sé al centro del paese. La sua particolatità è dovuta alla serie di ben 11 monofore, con decorazioni, e al fatto che conta 4 piani, per l'epoca una costruzione complessa e ardita. La sponda concettuale c'è, vista l'importanza, per tutta la denominazione, della scoperta clonale del Conte Balbi Valier. Scoperta che a rigor di logica andrebbe sottolineata ancora di più da parte del Consorzio e degli enti preposti alla promozione del Valdobbiadene Docg.