Nomi Ladini che Varcano Confini

packaging marketing comunicazionepackagingdesign grafica marketing comunicazioneMyò, Linea Vini Friulani, Zorzettig.

Parliamo oggi di un nome che per le sue caratteristiche e per la sua metamorfosi creativa si può considerare emblematico. Ciò non significa automaticamente "bello", certamente degno di alcune considerazioni. Andiamo con ordine. Di primo acchito, il nome riporta al "mio" possessivo. Subito dopo subentrano sensazioni esterofile grazie alla "y" che lo caratterizza non poco (visto che le lettere sono solo tre e la "y" sta proprio al centro). Nome inglese? No, ci mancherebbe: l'azienda vinicola che lo ha partorito è fieramente friulana, molto attaccata alle origini e alla propria terra. Quindi? Nome ladino (con la "d"): lingua "retoromanza" la cui area storica di influenza confina con il Friuli. E quindi, incuriositi da questo dilemma anglo-ladino abbiamo fatto delle ricerche scoprendo che il nome proviene da un documento del 1380. In particolare è interessante il racconto di Annalisa Zorzettig (titolare dell'azienda) sulla dinamica che ha portato al nome in questione: "Parlai col monsignore di Cividale per scoprire qualcosa. Abbiamo cercato nella storia, nei nomi latini, nei vecchi scritti in friulano e venne fuori  una ballata scritta da un anonimo. Una ballata molto vicina alla realtà di quegli anni in cui la gioia del raccolto, vista con gli occhi di oggi, può sembrare sproporzionata: infatti la storia è legata a un anno di buon raccolto, evento che non si riusciva a ripetere in tutte le stagioni perché si era non solo nelle mani della natura ma anche di guerre e razzie. Un uomo innamorato dedica il suo raccolto alla sua innamorata con una passione e un amore non comune. “Piruc myò doç inculurit quant yò chi viot, dut soti ardit”: la traduzione è necessaria: “mia pera tutta colorita, quando io ti vedo sono tutto ardito”, frase con un evidente sfondo passionale che accomuna l’amore per la natura quando è generosa e quello nei confronti della donna. Mi colpì per la sua semplice intensità che simboleggia, oggi per me, la famiglia e gli affetti, con un richiamo fortissimo alla terra friulana; e poi "Myò" è "mio", ma diventa automaticamente "tuo", di chi tiene la bottiglia in mano. Myò è ladino che diventa quasi internazionale per come è scritto". Perchè quindi questo nome è emblematico per il "naming", la disciplina che si occupa di trovare il nome giusto ai prodotti? Per varie ragioni, non tutte della medesima matrice, ma tutte valide: è breve (molto breve, solo tre lettere), è originale (incuriosice), richiama una certa "esterofilia" (ma origina da un dialetto storico locale, quindi non ne patisce l'influenza), ha basi certe e circostanziate (il documento con il testo della ballata), persegue un certo filone romantico (sia dal punto di vista passionale, la storia tra un innamorato e la sua donna, sia da quello tradizionale e territoriale, l'importanza del buon raccolto), allude alla parola "mio" in italiano, che afferma il
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possesso (competenza) da parte di chi produce il vino ma anche quello di chi lo acquista e lo consuma. Insomma, una serie di elementi che molti nomi di vini si sognano appena. Un'ultima curiosità legata in questo caso al cognome del produttore: Zorzettig. Sembra che tra i vitigni  storici coltivati in Friuli, sia stato ritrovato, in documenti del 1763, un vitigno oggi scomparso che si chiamava “Zorza”, detto anche  "Zorze", con tutta probabilità il femminile di "Zorz", del nome proprio "Giorgio". Questo per affermare che nel dedalo infinito dei dialetti italiani spesso si nascondono perle di saggezza e di semantica.