Decisamente insolita questa bottiglia di vino. Perché di vino si tratta, anche se dentro c'è un passito, cioè un vino liquoroso. E in questo specifico caso, davvero particolare. Un "Passito", come dice chiaramente il nome del vino, ottenuto da vitigno Primitivo appassito sui tralci. Consideriamo quindi prima il nome, "Passito": niente di più semplice, forse troppo, ma certamente non manca in linearità, così come, possiamo dire, in spontaneità. Certo di "Passito" ce ne sono migliaia (non da vitigno Primitivo, quelli sono pochi), ma in questo caso viene in aiuto la confezione, il design della bottiglia, che per il colore e la forma potrebbe ricordare quella del latte o quella di un Vov. Discutibile? Certamente. Originale? Anche. In aggiunta a queste evidenze il produttore ha pensato di creare una ulteriore nota di originalità, nascondendo sotto l'etichetta un "drop stop" per agevolare il servizio una volta stappata la bottiglia. Per quanto riguarda il design grafico dell'etichetta, poco da aggiungere, se non che, oltre al nome, emerge il logo aziendale come è giusto che sia. Il risultato finale, la sensazione, è che ci si trova a disagio, per un codice colore insolito (bianco), una forma non consueta, un nome che di fatto non esiste. Ma l'appeal, in un certo senso, c'è. Il resto probabilmente lo farà il calice.