Le Coste di Monforte, Barolo, Cascina Amalia.
Non essendo qui evidente un nome in particolare (anche se è da ritenersi nome "Le Coste di Monforte") andiamo ad analizzare come sono scritte le varie diciture. Emerge all'occhio il nome dell'azienda, Amalia. Spicca per dimensione e anche per particolarità del carattere (font, per i tecnici) di scrittura. Originale, certo, vistoso anche. Lo stile un po' retrò, tra il futurismo e certe etichette di amari degli anni '60, lo colloca a metà tra la volontà di sdoganare la classicità dei vini di Langa e quella di restare comunque con un piede nella tradizione. Per non tradire le aspettative dei consumatori "storici", verrebbe da dire (c'è da considerare sempre che le generazioni avanzano, e quelli che sono stati clienti storici 20/30 anni fa, probabilmente oggi non ci sono più, ci sono i loro figli, con tutto quello che consegue). Tutte le etichette di questo produttore portano in primo piano "Amalia" con questa forza visiva, con carattere, appunto, anche dal punto di vista della percezione "pre-degustazione". Vediamo infatti a destra il design più leggero, ma con il medesimo stile, del Barolo non cru. Mentre in alto a sinistra c'è il top di gamma. Ordinati, piacevoli, anche gli altri elementi descrittivi, tutti con una scelta di font (carattere) ben studiata e ben amalgamata. Interessante anche il dinamismo del logo, una A che "piroetta" con eleganza. Etichetta, quindi, non priva di opportunità di miglioramento, ma tra le migliori del "vecchio" Piemonte, attualmente in comunicazione.