CapoVolto, Verdicchio dei Castelli di Jesi,
La Marca di San Michele.
La Marca di San Michele.
Bella storia quella che dà origine al nome di questo Verdicchio dei Castelli di Jesi. Potrebbe sembrare altro, tipo un gioco di parole, oppure verrebbe la tentazione di sezionare il nome e prendere il significato di Capo e quello di Volto (inteso come faccia). E invece la spiegazione e tutta nel territorio, nella storia, nella viticoltura. Per cui regge molto bene il racconto che se ne può fare e la curiosità che può suscitare. Ecco l'interessante spiegazione fornita dal produttore: "Il nome del vino è stato preso dal metodo di allevamento della vite 'a capovolto' usato molto dai vignaioli
della generazione dei nostri nonni in tempi di povertà e scarsità quando alla pianta della vite era richiesta la
maggior produzione di uva possibile. Il tralcio (Capo) veniva curvato ad arco (Volto), per avere più superficie,
più gemme e quindi più uva. L'utilizzo di questo nome è un filo rosso che continua ad unirci a quella generazione". L'etichetta non accompagna il significato contadino del nome se non mostrando degli appezzamenti di vigna, quindi la terra, sempre con un legame molto localizzante. Almeno, questa è la nostra interpretazione di quel reticolo grafico di quadrati irregolari posizionato sopra al nome. Certo il naming è originale e circostanziato. Per cui vale già lo sforzo creativo (dell'azienda) e la percezione che se ne potrà avere (da parte dei fruitori). Resta da dire che non è valorizzante il discorso della quantità (il sistema di coltivazione al quale il nome fa riferimento) al posto della qualità (oggi in auge). La scelta di un nome è sempre una questione di equilibrio, di ingredienti da soppesare. Per questo la sua piena riuscita non è bersaglio facile.