C'è una storia millenaria dietro all'affermazione in latino che è anche il nome di questo passito del Lazio, "Sursum Corda". Una storia interessante e sostanzialmente... rincuorante. Il significato è "in alto i cuori" e tale accezione appartiene da sempre al rito della Messa Cattolica in latino. Viene pronunciata dal sacerdote in concomitanza con il gesto di alzare le mani mentre i fedeli rispondono "sono rivolti al Signore". È bello, è un incoraggiamento, un modo di trasmettere sensazioni positive. Da notare che in altri riti orientali il "sursum corda" diventa "sursum mente", cambiando le carte in tavola ma non il moto incoraggiante rivolto alla platea. In pratica, nel gergo di tutti i giorni questa affermazione corrisponde a un deciso "su col morale!". Il nome di questo vino, viene sinergicamente accompagnato dal visual, dal disegno in etichetta, dal design, quindi. Fondo nero, elegante, e tratti quasi fumettosi a rappresentare un cuore che fugge da una gabbia. Bello anche questo: l'umore, il morale, si eleva quando si libera dalle gabbie mentali e fa volare via leggero il cuore. Infine piace anche la forma della bottiglia, adeguata per un passito, a chiusura di un progetto ben riuscito.