Aimè, Pecorino, Cascina del Colle.
Ecco un caso emblematico di nome che non esitiamo a definire sbagliato. Ricorda la vicenda, molti anni fa, della Volkswagen Jetta, che in Italia non ebbe molto successo... sull'onda di scaramanzie anti-iettatori (dovettero cambiargli nome dopo 6 mesi dall'uscita sul mercato). Caso diverso ma simile, contrario e univoco al tempo stesso: il produttore per "inseguire" un significato nobilitante cade nel funesto. Ecco i fatti, anzi, in primo luogo il commento dell'azienda nel sito internet: "Perché Aimè... Nome di fantasia associato al termine francese "amato", come qualcosa di prediletto." Infatti in francese, "amato" è "bien-aimé". A parte il fatto che l'accento è stato invertito producendo proprio l'effetto "aimè" ovvero "ahimè", che certo non porta bene, significando sospiri di delusione, commiserazione, negatività, ma poi perché agganciarsi alla lingua francese per un vino autoctono marchigiano? Che vantaggi ne possono derivare? Allure? Charme? Si tratta di un autogol inspiegabile: il significato negativo di "Aimè" (in italiano) è sotto gli occhi e la percezione di tutti. Per il resto abbiamo in etichetta un design molto tradizionalista, classicheggiante, abbastanza ordinato ma forse troppo legato a canoni arcaici... e, ahimè, che non salva la situazione già molto compromessa dal nome.