Violasola, Zagarolo Doc, Federici.
Il tentativo che vogliamo fare è quello di formulare delle ipotesi su questa particolare etichetta. Dunque, una certa persona di nome "Viola" si trova spesso a bere da "sola", tale da evocare la creazione del nome "Violasola" a lei dedicato. Certo è un vero peccato, insomma non è bello bere da soli. Oppure (altra ipotesi) la Viola in questione è lo strumento musicale, "violasola" potrebbe quindi evocare un magistrale assolo in un concerto. Inoltre stiamo parlando di un vino bianco, quindi anche prendendo il termine "Viola" e isolandolo dal resto, i conti (cromatici e gustativi) non tornano. Passando ad una analisi "visual" dell'etichetta vediamo dei tratti neri molto aggrovigliati... In sostanza, non avendo trovato in rete e nel mondo reale riferimenti precisi sull'origine di questa etichetta, non possiamo che analizzarne in primo luogo la semantica del nome (la percezione che potrebbe avere a livello di significato un utente "medio") e quindi anche la dinamica della grafica (allo stesso modo, le sensazioni che può trasmettere). Ultimissima ipotesi: che il disegno aggrovigliato sia una stilizzazione di una viola (fiore) o di una viola (strumento)? Chissà. Forse un ripensamento generale sul packaging design potrebbe essere utile a veicolare una comunicazione più efficace ed esplicativa. E infine per la cronaca (e per la tecnica) il vino Zagarolo Doc, dal nome di uno dei comuni dove ne è disciplinata la produzione, nasce da un blend di vitigni Malvasia del Lazio, Malvasia di Candia, Trebbiano Toscano e Bombino.