Frà, Aglianico del Vulture Rosato, Grifalco.
Ci sono almeno due elementi da esaminare in questa etichetta (forse tre). Uno è "nascosto" nella sua versione letterale (si legge dietro nel retro-etichetta), cioè il nome del produttore: "Grifalco" rappresentato sul fronte solo dall'illustrazione come vedremo dopo. Sovviene anche ai meno fantasiosi che "Grifalco" è un neologismo che forma una parola unica attraverso la fusione di altre due. In pratica la leggenda del Grifone si unisce alla realtà del Falco. Dove il Grifone risiede nei racconti e nelle leggende del luogo, mentre il Falco il luogo lo presidia, in buon numero, come rapace e guardiano delle vigne. Siamo nella Lucania, piccola microregione della Basilicata, dove l'Aglianico (vitigno) è il Re e il Vulture (il vulcano) il suo mentore. La seconda analisi che si può fare deriva dal nome del vino vero e proprio, cioè "Frà". Ebbene si tratta del solito omaggio a una persona (in questo caso Francesca, la figlia del produttore) che però questa volta ha anche un significato interessante e coinvolgente: il vino è un rosato, quindi, nelle intenzioni divulgative dell'azienda, si tratta di un vino che non è né rosso, né bianco. Quindi si colloca "Frà" il rosso e il bianco, in una terra di mezzo in grado però di dare molte soddifazioni. Volendo c'è una terza e ultima considerazione: per il design e per le scelte cromatiche dell'etichetta. Certo il colore del vino è particolare e tutto sommato non stona con quell'azzurro cielo che di alimentare ha davvero poco. Si nota certamente il gradevole, emblematico e ben realizzato rapace iconografico che "domina" l'etichetta.