L'azienda in analisi è partita (abbastanza) bene con il proprio logo, almeno a livello concettuale (come elaborato grafico un po' meno), ecco infatti il rational che si legge nel sito del produttore: "Il nome Zýmē proviene dal greco e significa “lievito”, elemento fondamentale nel mondo dell’enologia, ma anche elemento simbolico che richiama la naturalità, valore basilare nel percorso lavorativo ed esistenziale di Celestino Gaspari e il fermento, inteso come attitudine continua alla trasformazione. In sintonia con questa filosofia, il logo dell’azienda rappresenta una foglia di vite in cui è inscritto un pentagono, simbolo dei cinque elementi principali per la produzione del vino: uomo-vite-terra-sole-acqua". Ottimo. Uomo, Vite, Terra, Sole. C'è tutto. Ma graficamente, visualmente quindi, il logo stenta nell'essere "emblematico". In compenso la descrizione è coinvolgente. Per quanto riguarda le etichette di questa azienda vinicola veneta meglio dire che sono... migliorabili. Prendiamo come esempio quella di uno dei vini rappresentativi della gamma, e anche più commercializzati, il Valpolicella Classico Superiore. Macchia di colore uniforme, color vino praticamente, dove vengono applicate grafiche abbastanza incomprensibili. In alto a sinistra una "V" sembra includere un grappolo mentre un pennello, più in basso, sembra tracciare altre due lettere, a comporre quello che dovrebbe/potrebbe essere un nome: "Val". Sotto a questo "disegno" troviamo la definizione della tipologia di vino, corredata abbondantemente da puntini di sospensione. Alla base il logo aziendale con la foglia e il pentagono di cui abbiamo parlato all'inizio di questo post, e la firma del titolare piuttosto illeggibile. In generale una certa perplessità è d'obbligo.