Slatnik, Chardonnay e Friulano, Radikon.
Quello che attira subito l'attenzione in questa etichetta è la vera e propria aggressione cromatica messa in atto dal viola e dal giallo. Un agguato per gli occhi, aggravato dalla sinuose, quasi taglienti, serpentine che fanno zig-zag in mezzo alle lettere del nome del produttore. Siamo in Friuli, in un lembo di terra che si insinua in territorio Sloveno. Terra di vini bianchi, anzi, arancioni, come dicono gli esperti. È il caso di questo blend di Chardonnay e Friulano in proporzioni 80-20, che si chiama Slatnik. A proposito, il nome richiama una zona, un toponimo, che i vecchi del paese traducono in "terra d'oro". Ma torniamo all'etichetta che sul fronte presenta unicamente un quadrato, con il colori sopra menzionati, non proprio adatti al prodotto vino, se vogliamo guardare la casistica, e con il solo nome del produttore, Radikon, in evidenza. Sul retro tutto il resto: nome del vino, definizioni di legge, etc, etc. Il colpo d'occhio a scaffale c'è, ma è un colpo che rischia di offendere l'iride, di irritare la cornea, di insidiare la retina. Farsi notare è importante, ma c'è modo e modo. Bizzarra, certo, questa modalità di presentazione. Inconsueta, rompe le regole. Ma le idee "di rottura" rischiano di risultare fin troppo dirompenti se sono fini a se stesse.