60 20 20, Igp Veneto Rosso, Zyme.
Questa etichetta di una nota e premiata azienda dei Colli Berici gioca sui toni del rosso. Questo è evidente. Cromatismo legato al contenuto. Facile da interpretare. Tanto più che nel proprio sito internet il produttore esplicita che “Lʼetichetta è giocata su linee decise e i toni forti del rosso che ben rappresentano il carattere dei vitigni Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot. I numeri 60 20 20 esprimono le percentuali dei vitigni che compongono questo vino. Rappresenta il dono della vita”. Il nome del vino è, quindi, un numero. Anzi tre. Da giocare la lotto se non fosse che il “20” è ripetuto. Ma si può sempre tentare un ambo. Magari su Napoli, porta sempre buono. La ragione del nome sono le percentuali dei tre vitigni che compongono il vino. Espediente già visto molte volte. Certo serve a spiegare meglio il vino stesso, ma risulta poco memorabile, vago, dispersivo. Vieppiù che nell’economia grafica dell’etichetta i tre numeri in questione sono espressi in modo molto ridotto, in un angolino. Alla base di tutto quel rosso artistico (del quale parliamo a breve) sta la spiegazione: quindi i tre vitigni “per il lungo”. Bene ma non benissimo, direbbe un refrain noioso che circola sui social. Vediamo quindi l’illustrazione: una foglia, un occhio, un decoro, delle curvature: arte. E l’arte, anche quella contemporanea, non si discute. In quanto soggettiva. Questa in particolare colpisce l’attezione. Rapisce nello scaffale. Però manca qualcosa: un concetto (che vada al di là del “rosso per rosso”), un nome vero, uno statement. Rimane la firma, prestigiosa, alla base, che si è fatta largo per la qualità dei propri vini.