Cerasuolo d’Abruzzo, Bossanova.
Possiamo definirle “strane” queste etichette? Particolari? Originali? Qual è l’idea di fondo che ha animato la creatività? Si tratta di sagome di animali di fattoria che al posto del muso hanno un grappolo d’uva. Come minimo possiamo considerarlo bizzarro. Questo è importante: attira l’attenzione? Sì. Poi, in fin dei conti, stranisce. Non convince fino in fondo. Ma andiamo con ordine e scopriamo che questa azienda vinicola si chiama “Bossanova”. Ecco la definizione di Treccani: “...dal portoghese bossa nova, da intendere nel significato di ‘tendenza nuova’. Ballo moderno di origine brasiliana, messo in voga intorno al 1960, sviluppatosi dal samba e caratterizzato da elementi armonici di derivazione jazzistica”. Nuove tendenze, quindi. Giovani imprenditori, in effetti, provenienti da altri settori, dalla moda luxury e dal marketing. Con l’intento di cambiare registro e iniziare a fare vino. L’azienda si trova a Controguerra in provincia di Teramo, in quell’Abruzzo che per i vino è ancora una regione-Cenerentola.
E infatti il vino che abbiamo chiamato a rappresentarla è un Cerasuolo d’Abruzzo, laddove i cerasuoli più noti vengono da altre regioni (Vittoria, Sicilia, varie topologie in Puglia, qualcosa nel Lazio). In particolare in questa etichetta vediamo un coniglio dal muso a grappolo (di uve Montepulciano d’Abruzzo). Mentre nelle altre due che compongono la produzione dell’azienda vediamo un gallo e un’oca, sempre con il muso, diciamo così, coperto da acini copiosi. La grafica nel complesso è moderna, pulita, semplice. Da notare il carattere di scrittura del logo/nome dell’azienda in stile Star Trek.