Guerriero del Mare, Bianchello del Metauro, Azienda Agraria Guerrieri.
Dove si pone il confine tra il mare e il deserto? Su una spiaggia, sul bagnasciuga, certo. Ebbene il mare, nella sua semplicità, una linea azzurra all’orizzonte, contiene una immensità di risorse. Questa etichetta invece è deserto, dove la linea orizzontale della percezione è priva di elementi aggiuntivi, solo sabbia, monocorde. Le onde del mare sono dinamiche, le onde del deserto statiche (salvo durante episodiche tempeste di sabbia). Semplicità, linearità, orizzonti diversi. Obiettivi distanti. L’etichetta di questo Bianchello del Metauro (siamo nei dintorni di Fano, bella e storica località che poggia sull’Adriatico d’Italia) che si chiama “Guerriero del Mare”, è così elementare da sembrare bella. Proprio come un deserto. Di fatto risulta un po’ arida, statica, asciutta. Sembra uno di quei biglietti da visita superclassici di qualche notaio polveroso. O le partecipazioni alle nozze di una coppia di aristocratici ancora rinchiusi nella loro gabbia dorata. Nessun colore, nessuna emozione. Un carattere graziato, elegante sì, ma senza anima. Le “grazie” impresse dalla stampa non concedono la grazia di alcuna sensazione di bellezza vera, sincera, bensì austera. È un guerriero senza lancia, questa bottiglia. Stupisce l’annata “puntualizzata”. Quel 2017 seguito dal punto. Precisione in luogo di profusione. L’austerità sembra essere il filo conduttore di quel rapporto tra bevitore e bevante che qui non viene incoraggiata. Mentre il vino dovrebbe essere passione ed effusione. Questa è una bottiglia che indossa una camicia bianca. Ma ha tutto l’aspetto di una camicia di forza.