Merlot, Cantina Bergamasca.
L’etichetta è sicuramente molto visibile sullo scaffale di vendita. Il colore rosso attira l’occhio, soprattutto se collocato su sfondi bianchi. La manualistica del packaging lo conferma in innumerevoli trattati. Ma qui siamo di fronte a un rosso “tragico”: la povera coccinella che sta al centro di questa etichetta a gambe in su, certamente non se la passa bene. Anzi abbiamo il sospetto che possa essere defunta (anche perché nonostante questa incauta iconografia il vino in questione non risulta essere biologico). Perché mettere una coccinella a gambe in aria sul fondo di un bicchiere? Perché farla morire così? Si scherza, naturalmente, ma la comunicazione e le percezioni che essa vuole e deve trasmettere sono una cosa seria. In questa etichetta tutto sommato di sintesi, con pochi e ben evidenti elementi (e questo, in generale, è da considerarsi positivo), sembra che tutto converga verso la tragedia (insistiamo, della coccinella morta): guardiamo ad esempio l’occhietto pallato della povera creatura. Ultima notazione: in basso a destra vediamo il simbolo (il logo) della cantina. Sembra un ragno. Ma almeno quello potrebbe essere vivo.