Mal Che Vada, Malvasia e Sauvignon,
Per commentare il nome, molto particolare di questo vino, andiamo a pescare una famosa citazione di Giovanni Agnelli, che un giorno disse: “Fare viticoltura è sempre un’ottima impresa, mal che vada il vino te lo bevi”. E come non essere d’accordo? Non sappiamo se è stato questo il pensiero di Renato Keber nel creare questo blend di bianchi, coltivati sul confine tra Italia e Slovenia, ma il concetto ci sta tutto. Nome particolare, abbiamo detto. Composto. Praticamente una frase, lasciata in sospeso: “Mal che vada…”. E ognuno può pensare e aggiungere quello che vuole, tutto sommato. L’etichetta è molto spartana, si caratterizza per la proposta, al centro, di una scena pittorica firmata dall’artista Maurizio Armellin. Una casa, una strada, la luna, forme geometriche che segmentano l’illustrazione. In alto, scomposto e difficilmente leggibile, il nome del produttore, in basso il nome del vino. Alla base l’annata viene espressa con la dicitura “Collezione 2018” a sancire un certo collegamento tra l’arte di fare il vino e l’arte creativa e figurativa. Il packaging non è tra i più eclatanti ma la curiosità spinge l’acquisto.