Arnèto, Trebbiano Spoletino, Tenuta Bellafonte.
Mentre il nome del vino, “Arnèto”, sembra derivare da una geolocalizzazione (zone vinicole del luogo), il nome del produttore racconta una piccola storia. Bellafonte, che in italiano potrebbe sembrare dicotomico rispetto alla missione dell’azienda, cioè produrre vino. Ma si sa che l’acqua e il vino sono stati da sempre, in un certo senso, legati. Fin dai tempi dei miracoli nell’Antica Giudea. La bella fonte in realtà non deriva da una reale presenza di acqua surgiva, bensì dal cognome del fondatore dell’azienda, Peter Heilbron, laddove Heil (in tedesco) sta per “bellezza”, “amenità”, e Bron sta per “fonte”. Il cognome dell’altra proprietaria (e compagna) tradisce invece origini chiaramente centroitaliche: Sabina Latini. Germania - Italia 1 a 1. Pari e patta. L’etichetta di questo Trebbiano Spoletino al 100% è molto spartana: in alto il nome del produttore, in grande evidenza, in basso il nome del vino e al centro uno stilema ottenuto da due pennellate di colore che a nostro avviso potrebbero simboleggiare le lettere “H” e “B”. Il tutto è molto simbolico, rastremato, essenziale, diretto. E quindi anche memorabile? Non sempre. Comunque questo packaging si fa notare anche da lontano. E questo potrebbe risultare alla fine vantaggioso. P.S.: siamo nel territorio di Montefalco e quindi del Sagrantino, ma i produttori di questo austero vino rosso si sono recentemente messi in testa di produrre anche da vitigno Trebbiano (verietà di Spoleto), il tempo dirà se con successo oppure no.