Santo il Signore Dio dell'Universo (e del Vino)

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Rosé Extra Brut, Santus Vignaioli in Franciacorta.

"L'essenziale è invisibile agli occhi..." scriveva Antoine de Saint Exupèry, e c'è davvero molto di essenziale in questa etichetta. Molto e nulla: una scritta, un fondo colorato, caratteri squadrati. Un nome: Santus. Nell'Italia cattolica che influenza e al tempo stesso attinge nelle tradizioni contadine, "Santus" riporta subito al "Sanctus" delle celebrazioni eucaristiche. "Preghiera di lode, con le parole dell'Inno dei Serafini udito nel tempio di Gerusalemme dal profeta Isaisa (6.3) nella visione inaugurale del suo ministero. La parte iniziale si trova anche nell'Apocalisse (4.8)" ci informa Wikipedia. E invece... invece in questo caso si tratta del cognome dei uno dei soci fondatori della cantina, Maria Luisa Santus che (insieme a Gianfranco Pagano, entrambi agronomi) dal 1995 si è dedicata alla produzione di Franciacorta Docg. Si tratta di un nome "forte", affermativo, liturgico, carismatico, giocato graficamente con semplicità ma anche statuarietà classica. Cioè con quella semplicità che "sa il fatto suo", che è così sicura di sé al punto di non avere bisogno di dimostrarlo. Serve affermarlo, quello sì. Tutta la linea dei vini spumantizzati (Metodo Classico) di Santus "Vignaioli in
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Franciacorta" (questo il nome ufficiale del produttore) si chiamano Santus, con le necessarie specifiche Brut, Satén, Rosé. Ma una piccola critica la vogliamo fare? Soggettiva, certo. La modalità di scrittura del nome: spezzato. Cioè su due righe: SAN e poi TUS. Ma nella grafica "lapidaria" (in senso di sintesi) di questa etichetta può essere plausibile. La leggibilità innanzitutto, ma anche e soprattutto il concetto e la sua percezione, chiara e forte, sono molto spesso determinanti.