Non conosciamo la storia (ciò che ha originato il nome) di questa etichetta ma per ora è bello così (naturalmente ci riserviamo di chiedere una spiegazione all'azienda): è bello perché si riesce a comprendere meglio la pontenzialità di un nome e di una etichetta di questo genere. Dire che incuriosice è dir poco. La mente "aggancia" quella che di fatto è una provocazione, quella del "Brigante in Fuga", e inizia a immaginare una storia, più storie, dal finale inaspettato e avventuroso, tenebroso, affascinante, come sono le vicende di briganti gentiluomini delle campagne italiane dei primi del novecento. Questo "Brigante in Fuga" è colui che ognuno di noi vorrebbe accogliere in casa, una sera, a cena, attorno al fuoco, per sentire i suoi racconti e per vederlo sparire nottetempo verso chissà quale altro luogo. Così come accoglieremmo volentieri questo Pinot Nero (Langhe Doc Rosso, ufficialmente), che ci racconterebbe la sua storia, scomparendo sotto i nostri occhi dopo qualche felice "transito" nei calici dei convitati. Non contenti di aver creato un mito in divenire, con il nome, molto evocativo, "Brigante in Fuga", i creatori di questa etichetta collocano il fuggitivo su un "terreno" grafico, in bianco e nero, che evoca una trama di impronte digitali e al tempo stesso quella di campi arati, coltivati, vitati, in un univoco strato emozionale che trasporta la mente e la fa volare altrove. Questa non è un'etichetta, è un film!