Ugolaia, Brunello di Montalcino, Lisini.
Non stiamo parlando delle caratteristiche organolettiche di questo vino, valutazioni che lasciamo agli esperti della degustazione professionale. Ci mancherebbe che uno dei baluardi dell'enologia italiana, il Brunello di Montalcino, somigliasse ai vini di "taglio bordolese" di atlantica provenienza. Ogni vero e fiero nativo di Enotria sopporta di mal grado i SuperTuscan che di peninsulare hanno davvero poco. Questo Brunello, diciamo che "fa il verso" ai vini della costa toscana con il suo nome: "Ugolaia". Abbiamo già parlato e tutti conoscono le sonorità di alcuni celebri vini di "imitazione francese" come il Sassicaia o l'Ornellaia e tutta una serie infinita di nomi che terminano in "aia" (e che spesso nulla c'entrano con l'aia delle tradizioni contadine, essendo invece figli di Contesse o Marchesi più dediti alle tenute che ai cortili). Ma vediamo cosa dice il produttore riguardo a questo vino e al suo nome: "Dall'omonimo vigneto esposto a sud-ovest e dalla selezione delle migliori Marze Madri, reinnestate su piante selvatiche con mano sapiente dai 'Veterani' dell'Azienda. Uve con spiccata caratteristica, buona consistenza di buccia e ottima concentrazione nella polpa che danno origine, tramite attente cure di vinificazione al Brunello Ugolaia...". Quindi si tratta del nome del vigneto, come spesso accade. Serve anche riconoscere che il terminale "aia" è tipico della parlata (e quindi della toponomastica locale) regionale di quasi ogni provincia toscana. Per cui incontrare questo tipo di nomi nella terra di Dante e di Leonardo non stupisce più di tanto. Resta il dubbio se dare un nome assonante con una certa tipologia commerciale, ormai molto affermata, a un vino che ha dignità propria in ordine di tradizione e personalità. Per il resto, salvo la particolarità del nome scritto in azzurro (a richiamo di una delle tonalità dello stemma della casata), l'etichetta appare classica che più classica non si può.