Crapulone, Barbera Merlot Croatina, Malbosca.
L'etichetta che qui a sinistra viene esposta al pubblico giudizio (laddove la pessima pratica del giudizio soggettivo sia ammesso e concesso) non si presenta male: pulizia grafica, pochi elementi chiari e visibili, illustrazione interessante che rappresenta vita e vite, cromatismi appropriati (non si comprende quel piccolo logo in basso, ma pazienza). Passiamo quindi al nome "Crapulone". Simpatico, in prima battuta. Contadino, popolare, gigionesco, "alla mano". Proprio come il vino, per come lo descrivono i suoi produttori. Ecco come commenta questo nome l'azienda, nel sito dedicato: "...il nome 'crapula' di per sé, stampato su un’etichetta non ci piaceva, volevamo qualche cosa di più importante, che rimanesse bene impresso nella mente delle persone e nel pronunciarlo riempisse bene la bocca proprio come il vino… ed ecco Crapulone!". Certo, diciamo noi, il significato di "Crapula" non è propriamente edificante, vediamo cosa dice in proposito la Treccani: "dal latino crapŭla e questo dal greco κραιπάλη. Il mangiare e il bere smoderatamente e con disordine, come fatto singolo o abituale; gozzoviglia: abbandonarsi, darsi alla crapula; essere dedito alla crapula." Crapulone, pur suonando "simpaticone", di fatto è un peggiorativo di Crapula. Insomma, il nome, d'impatto, risulta gioviale, ma se si approfondisce si scopre una semantica che riporta al bere smodato, quindi alla quantità a discapito della qualità. E questo per un vino che vuole affermarsi con una certa dignità non va molto bene. Ultima considerazione, il nome dell'azienda produttrice del Crapulone: Malbosca. Insomma, anche qui sorge qualche dubbio. Si tratta del nome storico e toponomastico della zona di produzione ma probabilmente si potevano prendere altre strade.