Il caso è strano, quindi raro, perché questo vino non riporta il proprio nome sul fronte dell'etichetta, bensì solo sul retro. Del resto la grafica del fronte è alquanto bizzarra, molto affollata di forme e colori, un kitsch gitano di variegata ridondanza. Ma andiamo con ordine: il vino, prodotto con un 50% di Sangiovese e un 50% di Colorino, si chiama "Minnaemoro" (o Minna e Moro), il riferimento è chiaramente all'accezione "m'innamoro", ma anche alla suo caratteristico sentore di mora (dice il produttore). Resta da decidere cosa può richiamare la parola "Minna" che in siciliano significa "tetta", seno di donna, terminologia gergale ma abbastanza conosciuta in tutta Italia (c'è anche un dolce tipico che si chiama "minna di virgini" (in italiano "seno di vergine"), dolce tradizionale di Sambuca di Sicilia). In etichetta (design): cuori, casette, arcobaleni, scorpioni, altre varie decorazioni artistiche. L'unico riferimento coerente sembrano essere i due cuori, a sancire una sorta di unione di coppia, di innamoramento. Packaging comunque molto disorientante, in fin dei conti.