L'etichetta di questo vino è semplice, pulita, cromaticamente elegante, gradevole e risulta anche simpatica, allegra, grazie ai disegni che sono in prima evidenza: tre visi di donna, forse in costume tipico e sembrerebbe, sotto di esse, sei mazzi di fiori o tralci di vite o comunque decorazioni barocche. In bella evidenza anche il nome "Pariglia". Nome che ha diverse accezioni. Vediamole con l'aiuto dei dizionari on-line. Dice Treccani: "pariglia" /pa'riʎa/ s. f. (dal fr. pareille, lat. pop. parĭcŭla, der. del lat. class. par "pari, uguale"). - (insieme di due di cose uguali specialmente di cavalli), coppia, paio, (di persone) o (fam.) accoppiata. Ma vediamo anche che "pariglia" può ricordare espressioni figurate come "rendere la pariglia" (a qualcuno) cioè ricambiare il trattamento avuto, soprattutto quando si siano ricevuti torti, offese e simili. Cioè anche rendere pan per focaccia, rivalersi su qualcuno. E poi l'etimo: "Pariglia", dal rumeno Pareche, dal provenzale Parelh e Pareille, dallo spagnolo Pareja e dal portoghese Parelha, dal latino Parilis, uguale, di pari forma, da "Paricula". Forse questo nome si riferisce alle pariglie di cavalli che una volta si utilizzavano in vigna al posto dei trattori, forse si riferisce ai cavalli che trainano carri di qualche festa folkloristica. Insomma ce n'è per tutti i gusti, tanto le parole sono materia affascinante e infinita. Ed è per questo che nell'attribuire un nome è bene verificarne tutte le valenze, positive ed eventualmente negative.