Sasyr, Sangiovese e Syrah,
Rocca delle Macie.
Rocca delle Macie.
Si rivela abbastanza facilmente, e lo fa da sé, il nome di questo vino: basta scomporre "Sasyr" in "Sa" (Sangiovese) e "Syr" (Syrah) ed ecco i due vitigni che lo compongono. Facile trovare un nome così e anche molto pragmatico, a prova di critica, sembrerebbe. Ma vediamo di fare qualche ragionamento che si spinge sotto la superficie di una scelta abbastanza "comoda". "Sasyr", dicevamo. Nome che concede spazio ad una percezione esotica, complice la "y" del vitigno Syrah (che alcuni scrivono Sirah o anche Shiraz, dal nome originario della città iraniana che gli ha dato i natali ampelografici, e ancora Syrach o Syra, la storia è complessa e non ci dilunghiamo), dalla sua parte ha la brevità, in quanto un nome breve è giù potenzialmente memorabile. Ma qui entra in ballo la logica: "Sasyr" non è un nome che concede tratti alla toscanità, dove ha sede l'azienda. Si dirà che il gioco è quello di mescolare toscanità (Sangiovese) con esoticità (Syrah), ma poi scopriamo che i migliori Sirah hanno luogo nella scoscesa Côte du Rhône e quindi che il modello è quello francese, non quello siciliano (dove eventualmente l'oriente si fa più sentire a livello filosofico, romantico e semantico). Ecco quindi che quella esoticità, indubbia, del nome Sasyr non aiuta, a nostro modesto parere, una percezione di "savoir faire" italiano (e il bisticcio linguistico è volutamente provocatorio, che in Francia tutti quei vitigni li hanno portati i nostri antenati) distraendo la fruizione della comunicazione verso lidi mediorientali. Insomma leggendo in etichetta "Sasyr > Toscana" il sentimento è vero ma non è puro.