"Nel meno c'è il più" diceva qualche filosofo. E noi siamo d'accordo. Tanto più che molte volte in queste pagine abbiamo vantato il design minimalista di alcune etichette in stile, diciamo così, "moderno". Ma qui siamo di fronte a un caso limite. Un limite verso il basso, cioè a togliere. Infatti in questa etichetta non c'è praticamente nulla: due tasselli di colore, chiaro e scuro, e due parole, il nome del produttore e il nome del vitigno che compone il vino. Certo il messaggio è chiaro. Ma la sterilità della comunicazione appiattisce l'animo. Per altro tutta la linea dei vini di questo produttore friulano è stata progettata su questa linea grafica. Tranne che per due o tre vini che invece del nome del vitigno hanno un nome proprio, come ad esempio il "Nèstri" e il "Ros di Buri" (e il Blanc di Buri). Anche il sito web è molto minimalista, a conferma della scelta "rastremata" di questa azienda. Molto svizzeri, piuttosto che friulani (anche se i friulani, in effetti, non hanno un carattere molto caldo). Un packaging freddo, quindi, come le montagne più orientali d'Italia, che non lascia nulla all'emozione o a qualche spiraglio di calore creativo. Certo che la pulizia grafica è in grado comunque di farsi notare negli scaffali, in mezzo a una confusione di forme e colori, ma probabilmente qualche elemento aggiuntivo, concettuale oltre che ornamentale, non avrebbe fatto male su tutta la linea.