Per questa azienda veneta siamo stati indecisi se recensire la loro Garganega che si chiama, a quanto sembra, "Umby" oppure se occuparci del Rosso Veronese che si chiama "Farabuto". E allora li abbiamo analizzati entrambi. In un certo senso ne valeva la pena. Dunque, l'etichetta di "Umby" (sembra proprio questo il nome del vino, visto che nella texture sullo sfondo si legge "Umberto", quindi immaginiamo sia l'omaggio a un fondatore o comunque a un membro della famiglia) presenta una grafica non entusiasmante, dal punto di vista cromatico e anche di quello grafico, pur risultando semplice e ordinata. Il colore verde acqua che dir si voglia, non fa bella mostra di sé, insomma non è molto "palatale". Il nome "Umby" si commenta da solo. Affettivamente funziona, ma dal punto di vista della comunicazione, del marketing, non è una buona idea. Considerato anche che la "y" non si riesce quasi a leggere, probabilmente si è voluto simulare un calice con dentro un grappolo d'uva, ma non si capisce bene perché le immagini che reperite in rete, e anche nel sito del produttore, sono di scarsa qualità. Per quanto riguarda la seconda etichetta qui mostrata, il vino, un blend di rossi del Garda veneto, su chiama "Farabuto" e così viene giustificato in un testo nel sito internet dell'azienda: "Farabuto in forma dialettale è un’espressione forte con il significato di truffatore, imbroglione. Si presenta quindi come un vino dalla doppia personalita". Insomma, non è proprio valorizzante. Forse gaglioffamente e goffamente simpatico, ma di certo non positivo. L'etichetta del "Farabuto" si presenta meglio, cromaticamente e creativametne, rispetto a quella di "Umby": risulta abbastanza elegante con un buon gusto, sia pure a minimi termini.