Der Graf, Riesling Renano (Mosella), Philip Lardot.
A volte basta poco (ma nel meno c'è il più, come molte volte affermato in queste pagine). Sembra proprio essere il caso di questo Riesling della Mosella (che dagli esperti viene definito Naturale, Organico, Biodinamico, insomma quella tipologia di vini). Il nome del vino è "der Graf" che in tedesco significa il Conte. E infatti l'unica immagine che si staglia nero su bianco in etichetta è quella di un viso aristocratico, senza percepibili contorni facciali ma con un cilindro imponente sulla testa. Lo stile, sia pure proponendo un disegno classico, è insolito. E anche giocoso, nonostante il Conte ci osservi così serioso attraverso il suo monocolo. I baffoni d'epoca, in questo caso aiutano. Quindi un fronte-etichetta che propone solo due elementi: il nome del vino e un piccolo disegno al tratto. Concettualmente sinergici e di forte impatto. Ma forse c'è dell'altro. Sembra infatti che le vigne dalle quali proviene l'uva che serve a produrre questo vino siano (in inglese) "ungrafted", cioè a Piede Franco, non innestate su Piede Americano, insomma. Cioè viti prefilossera (Phillossera Vastatrix, un esserino malevolo e ingordo che si mangiava le radici della vite e la vita dei viticoltori, il secolo scorso). Da "ungrafted" a "der Graf" il passo non è breve ma foneticamente comprensibilie, sia pure con un salto linguistico tra inglese e tedesco. Il gioco potrebbe essere plausibile. Ma è solo un affascinante esercizio di ginnastica semantica.