Un Moscato Femminile e Saraceno

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Milirosu, Moscato di Saracena, 
Masseria Falvo 1727.

Il prodotto "fiore all'occhiello" di questa azienda calabrese, situata quasi al confine con la Basilicata, nei pressi del Parco Nazionale del Pollino, è un passito davvero particolare, perché ottenuto, in parte, dalla concentrazione tramite bollitura di due dei tre vitigni che lo compongono. Si tratta di una antica tradizione mutuata dai saraceni. Ecco cosa riferisce in proposito il sito aziendale: "Nel 1915 Norman Douglas, nel suo libro Old Calabria, fa risalire il vitigno del Moscato di Saracena "...all'uva portata dai saraceni da Maskat...". Ottenuto seguendo un'antica ricetta che le famiglie "saracenare" si tramandano con piccole personalizzazioni, ma con due note indissolubili e costanti: la concentrazione del mosto tramite bollitura e l'inconfondibile presenza del Moscatello". A questo punto, visto che l'etichetta, graficamente, non offre grandi emozioni, passiamo a osservare il nome del vino: "Milirosu". Originale, sicuramente dialettale. Infatti il produttore ci spiega che "...nel dialetto locale, milirosu era un agrume molto particolare, che cresceva nell'area di Sibari, un'arancia dolcissima e profumata, dalla buccia liscia e sottile, che per queste sue caratteristiche non era reputato un frutto "da uomini", per cui i contadini ne facevano omaggio alle loro donne ed ai loro bambini". Qualcuno potrebbe dire che si tratta di un nome e uno storytelling "sessista". Di fatto questa è la storia e merita di essere raccontata.