Siamo in Toscana, nella celebre Montepulciano, patria di quel Sangiovese che laggiù chiamano Nobile. Il cugino meno importante del Brunello, tanto per chiarire. Ma veniamo all'analisi di questa etichetta che verte quasi totalmente sul nome del vino, quella scritta in corsivo sulla sinistra, molto grande, in oro, posta in verticale, che non si può non vedere ma che si potrebbe non leggere. Infatti non solo la sua verticalità non facilità l'occhio, ma anche il tipo di scrittura e il nome stesso creano altri ostacoli. La "r" di Querce, ad esempio, difficile da intercettare, perché praticamente solo accennata. E poi il vezzo di alternare il plurale con il singolare: "querce" e "tonda", perché il nome è proprio così. Poco importa che in toscano la quercia si dice "querce" e che in latino fa "quercea", chi legge l'etichetta è un pubblico che può essere anche molto erudito ma al quale potrebbe risultare comunque strano questo salto fonetico e semantico, prendendolo magari come un errore. Il nome, per la cronaca, è proprio riferito a una quercia dalla chioma tondeggiante, che si trova nei pressi della vigna dove crescono le uve di questo vino. Etichetta essenziale e con una velleità di eleganza grazie all'oro e al fondo nero, ma i problemi di impaginazione e di leggibilità non finiscono qui, coinvolgono anche il marchio aziendale, Le Casalte, realizzato con una strana conformazione del trittico "lte" finale, e la dicitura relativa al vitigno anch'essa poco leggibile avendo utilizzato un corsivo molto graziato. Da vedere e rivedere, sia per chi vuole capire prima di comprare, sia per un eventuale ripensamento del progetto.