Barbagòl, Lagrein, Laimburg.
In Alto Adige hanno sviluppato una pervicace passione per l’arte contemporanea, insomma per quei quadri che in apparenza non dicono nulla, ma che sottendono significati di alta valenza filosofica, esistenziale, psicosomatica e quant’altro. Di fatto queste emanazioni artistiche finiscono spesso sulle etichette dei vini. Anche in questo caso, per la cantina Laimburg, premiato produttore dolomitico, con vari soggetti firmati da Robert Bosisio. Rettangoli molto colorati, vistosi, sgargianti, quasi monocromatici, certamente monolitici nella loro “espressività”. A qualcuno piace, questo filone pittorico. A parte questo, abbiamo notato un altro fattore creativo nelle etichette in questione: i nomi dei vini. Questi due che portiamo ad esempio sono Barbagòl (Lagrein) ed Elyònd (Gewürztraminer). Altri nomi della medesima gamma di vino sono: Oyèll, Sass Roà, Saphir. I primi due nomi, in particolare, quelli di cui mostriamo il fronte etichetta, derivano da racconti mitologici, fiabeschi, delle montagne e dei boschi dolomitici.
Molto difficile da trovare anche su Google, Barbagòl (spesso chiamato Barba Gol, e quindi facilmente confuso, da parte dell’algoritmo che regola il grande motore di ricerca, con qualcosa inerente al gioco del calcio) nei racconti di un tempo sarebbe “un malefico stregone il cui unico intento era quello di gettare le sue infide bategoi, “stregonerie”, sugli uomini per stordirli e ingannarli, ovvero per far perdere loro il senso della realtà”. Un vino che inebria a tal punto da far confondere, forse congiungendoli, sogno e realtà. Mentre per quanto riguarda Elyònd si tratta di una “principessa della montagna dai capelli dorati”. Che evidentemente confonde i bevitori con altre tecniche ammaliatrici. Nomi non facili da ricordare, ma ottimi per ricondurre a qualcosa di magico, di fiabesco, di evocativo, e per questo adatti alla mitologia stessa del vino. Per il resto, la grafica in etichetta (caratteri di scrittura, impaginazione) è molto ordinata, pulita, elegante. In perfetta armonia con il carattere di quei luoghi.
Molto difficile da trovare anche su Google, Barbagòl (spesso chiamato Barba Gol, e quindi facilmente confuso, da parte dell’algoritmo che regola il grande motore di ricerca, con qualcosa inerente al gioco del calcio) nei racconti di un tempo sarebbe “un malefico stregone il cui unico intento era quello di gettare le sue infide bategoi, “stregonerie”, sugli uomini per stordirli e ingannarli, ovvero per far perdere loro il senso della realtà”. Un vino che inebria a tal punto da far confondere, forse congiungendoli, sogno e realtà. Mentre per quanto riguarda Elyònd si tratta di una “principessa della montagna dai capelli dorati”. Che evidentemente confonde i bevitori con altre tecniche ammaliatrici. Nomi non facili da ricordare, ma ottimi per ricondurre a qualcosa di magico, di fiabesco, di evocativo, e per questo adatti alla mitologia stessa del vino. Per il resto, la grafica in etichetta (caratteri di scrittura, impaginazione) è molto ordinata, pulita, elegante. In perfetta armonia con il carattere di quei luoghi.