White Merlot, Bel Vino Winery.
Siamo in California. Azienda di grandi dimensioni. Molto commerciale. Il produttore si chiama “Bel Vino” in italiano. Nome che campeggia anche su molte delle bottiglie in gamma. Si tratta quindi di un vino bello o di un vino buono? Bello è anche buono? Partiamo dall’etichetta: non contenti di proporre la stranezza di un “Merlot in Bianco” (che poi risulta rosato, ma fa niente), non contenti di proporre il tappo a vite, non contenti di definire tutto ciò “bello”, propongono un packaging design sinceramente imbarazzante. Foglie di vite sparse su un fondo lapidario “rallegrato” da caratteri in oro in stile Liberty, diciamo così. Eppure in America non sono indietro col marketing e con la comunicazione, anzi. La pubblicità è nata proprio da loro negli anni ‘50. Tutto il mondo è paese, si dirà. Oppure, alla fine, è questione di target. Di posizionamento, dicono gli esperti del branding (che non è il nome di un cocktail). E cosa dicono di questo prodotto, in particolare, coloro che lo producono? Vediamo: “White Merlot was specially handcrafted at Bel Vino’s boutique winery from top quality California grapes. The wine was styled as a rosé which created its ruby red color. This varietal has aromas and flavors of strawberry and raspberry, and its light residual sugar level contributes to a long, cherry-berry finish. This wine pairs exceptionally well with fish, chicken, light pasta and rice dishes, other light foods and is also great for sipping. White Merlot is best when served chilled“. Business is business, aggiungiamo noi e chiudiamo qui l’argomento.