Sgarzella, Passerina Pet-Nat, Podere San Biagio.
L’antologia creativa e narrativa su quel vitigno aprutino che si chiama Passerina è ricca di episodi più o meno allusivi. Ci abbiamo fatto l’abitudine. Qualcuno potrebbe parlare di vituperio della figura femminile, altri continuano allegramente a scherzarci sopra senza malizia. E’ il caso di questo vino di Podere San Biagio (famiglia Fiore) che è stato chiamato “Sgarzella”. Interessante la fonetica e l’origine semantica di questo nome: suona un po’ come “gazzosa” (che in effetti significa “bevanda gassosa”) e un po’ come “sgàrzola”, al nord forma gergale per “ragazzetta”, liberamente abbinabile a “sbarbina”. Ebbene la “sgarzolità” della questione è confermata dall’immagine in etichetta: una suadente, bionda sirena desnuda e tatuata (sul petto ha un grappolo d’uva). Immagine iconica, curiosa, a suo modo ancestrale. Certo, la sirena è “come mamma l’ha fatta”, almeno nella parte superiore, e quindi potrebbe incorrere in ire femministe, ma alla fine si tratta di un topless artistico in stile vintage. La sirena in questione è morbidamente adagiata in un calice (da Champagne) e circondata da bollicine. Il vino infatti è un “Pet-Nat”, petillante naturale, volendo fare un adattamento della parola francese che lo identifica. Qui da noi più semplicemente vino bianco frizzante. Si tratta in effetti di una etichetta “sfrizzolante” e perché no, attraente. Aggiungiamo pure simpaticamente.