Uinom Avalon Suliis, Vespolina, Molino Miradolo.
Non è una grolla, è di fatto una bottiglia di vino. Certo la forma è insolita per i giorni nostri, ma non lo era ai tempi dei Celti. Siamo in Lomellina dove un’azienda agrituristico-vinicola ha ripescato vicende molto antiche e design (forme) sorprendenti. Ma vediamo parte del racconto: “All’inizio del IV secolo a.C. le popolazioni celtiche portarono nella Lomellina oltre al loro dominio anche la loro esperienza e le loro tecniche agricole, con particolare rilevanza per la produzione vitivinicola. Dalle testimonianze storiche raccolte, il suo sviluppo era arrivato a livelli tali da influenzare anche le usanze romane, rendendo famoso il vino prodotto in queste terre. Il sistema di allevamento utilizzato per la produzione del Vino dei Celti era l’Arbustum Gallicum con il quale il vitigno aveva come sostegno un “tutore vivo” che, a seconda del terreno, poteva essere acero campestre in collina oppure pioppo in pianura più indicato, grazie alla sua estensione, a neutralizzare l’umidità del terreno. Insieme all’Arbustum Gallicum erano presenti anche viti allevate su supporto morto, secondo la tecnica delle caracatae. Le uve raccolte venivano torchiate a legna e il vino veniva conservato in grandi botti. Queste ultime erano estranee alla cultura greca così come a quella centro-italica e sembrano anch’esse legate all’esperienza celtica. In effetti questi contenitori rispondevano a precise necessità: erano più facili da trasportare, proteggevano il vino dagli sbalzi di temperatura e in modo particolare dai freddi delle regioni nordiche.
Il vino veniva quindi travasato all’interno di speciali vasi in ceramica, detti a trottola per la loro forma, appositamente sviluppati dai celti di Lomellina per la conservazione del vino, come dimostrano abbondanti ritrovamenti archeologici”. Insolita la forma della “bottiglia”, insolita la bevuta in tazza, insolito e difficile da recepire il nome del vino: “Uinom Avalon Suliis” (il vino della terra che si trova tra le acque: esattamente, la Lomellina, tra i fiumi Po a Sud, Sesia a Ovest e Ticino a Est, in più attraversata dai torrenti Agogna e Terdoppio). Il latino c’è, la localizzazione anche, la memorabilità molto meno. Comunque l’operazione, tecnica e mediatica, è davvero originale oltre che ambiziosa, e in qualche modo si guadagna attenzione (il vino in questione si trova anche in una normale bottiglia di vetro, per chi teme che la “trottola” possa sfuggirgli di mano).
Il vino veniva quindi travasato all’interno di speciali vasi in ceramica, detti a trottola per la loro forma, appositamente sviluppati dai celti di Lomellina per la conservazione del vino, come dimostrano abbondanti ritrovamenti archeologici”. Insolita la forma della “bottiglia”, insolita la bevuta in tazza, insolito e difficile da recepire il nome del vino: “Uinom Avalon Suliis” (il vino della terra che si trova tra le acque: esattamente, la Lomellina, tra i fiumi Po a Sud, Sesia a Ovest e Ticino a Est, in più attraversata dai torrenti Agogna e Terdoppio). Il latino c’è, la localizzazione anche, la memorabilità molto meno. Comunque l’operazione, tecnica e mediatica, è davvero originale oltre che ambiziosa, e in qualche modo si guadagna attenzione (il vino in questione si trova anche in una normale bottiglia di vetro, per chi teme che la “trottola” possa sfuggirgli di mano).