Venum2, Aglianico di Taurasi,
Marianna Venuti.
Il logo dell’azienda di Marianna Venuti, giovane viticultrice irpina, si legge a fatica. L’occhio deve abituarsi all’estrema sintesi dei caratteri di scrittura. Quindi, osservando bene, appaiono una M e una V. La sintesi è ben presente (ma possiamo parlare perlopiù di una assenza) in tutta la comunicazione aziendale, nell’etichetta prima di tutto. Ma per terminare il discorso sul logo ecco cosa ci dice la titolare dell’azienda attraverso il proprio sito web: “Il logo si ispira agli ideogrammi giapponesi ed in particolare a quello che esprime il concetto del “ma”: una porta con all’interno il sole. Ma (間) è un concetto estetico, filosofico e artistico che può essere tradotto come “intervallo”, “pausa” o spazio vuoto tra due elementi: una stanza immaginaria che si trova in una posizione indefinita tra il cielo e la terra. Il vuoto è la condizione a priori perché il pieno (i fenomeni, le cose) possa esistere ed operare. ”Tutto” e “vuoto” coincidono”. Davvero interessante. Coraggioso e intrigante tutto il discorso. Forse non per tutti, ma lo spessore c’è e chi lo vede è saggio. Passando al design dell’etichetta cosa vediamo? Molto spazio. Abitato da una semplicissima foglia dorata (semplice nel disegno, particolare per l’inchiostro che la conforma). Sotto alla foglia il nome del vino, scritto in piccolo: “Venum2”, vitigno Aglianico in purezza (in gamma c’è anche il “Venum1”, sempre Aglianico e il “Venum3”, Fiano di Avellino). La parola “Venum” (in latino significa “in vendita” e qui torniamo con i piedi per terra), in questo delirio di sintesi risulta davvero compressa, al punto da essere poco leggibile (si legge “verum”). Come già detto parlando del marchio aziendale MV all’inizio di questo articolo, l’occhio si deve abituare, deve cercare tra i caratteri, deve “imparare a capire”. P.S.: forse “Venum” è semplicemente preso da “VENUti Marianna”, chissachilosà.