Etichetta ricca di particolari di stampa che possiamo definire anche di un certo pregio. Inchiostri dorati e in rilievo, cura dei particolari, design di impatto. Affiorano ulteriori considerazioni. Il nome del vino che risulta essere “mio silenzio”, viene ripetuto due volte in modo ravvicinato, creando un “eco” percettivo che non giova. Un nome davvero particolare: molto bello e discutibile al tempo stesso (a nostro parere più discutibile che efficace). Da un lato evoca la pace, il relax, la tranquillità di (poniamo) una sera d’estate in terrazza in un casale isolato dal mondo (o in uno chalet invernale con camino, scegliete voi). D’altro canto il significato rimane celato, un po’ criptico, intimista. Il silenzio che viene enunciato è gioia o malinconia? E’ reticenza o saggezza? E’ di protesta o di epifania? Il silenzio è terapeutico, ma la convivialità non lo prevede: una bottiglia di vino è chiassosa in partenza. Anche se, lo ammettiamo, siamo in un campo molto soggettivo. Non comprendiamo fino in fondo anche la definizione di questo vino (che appare in etichetta in modo molto più evidente del nome): Grande Edizione. Nel linguaggio parlato una “edizione” può essere Nuova, piuttosto che Esclusiva, o anche Speciale. In questo caso è “Grande”. Sarà il numero di bottiglie prodotte? Ma in questo caso non sarebbe positivo e per nulla esclusivo. Infine il design dell’etichetta: come detto all’inizio di questo articolo si tratta di un packaging impattante. Il cerchio rosso al centro attira l’occhio e non lo molla più. Nero elegante di sfondo. Oro luccicante. Pochi elementi di sintesi che cromaticamente funzionano. Senza infamia e senza lode il nome e il logo aziendale: Ponte Lungo.