Lische, Chianti Colli Senesi, Podere Arizzi.
Cosa possono avere in comunce le spine di pesce con le colline toscane? Questo vino si chiama proprio così, “Lische”. E lo storytelling del produttore racconta che questo nome è dovuto alla particolare disposizione delle vigne, a lisca di pesce. Nel sito dell’azienda si vede una foto dall’alto, ripresa in etichetta con un tratto disegnato, sulla destra, che raffigura la geometria, sicuramente originale, del vigneto. Non abbiamo dubbi che tale disposizione possa fare bene alle uve (sole, vento, orientamento, etc.), nonché possa facilitare le operazioni legate alla coltivazione dei grappoli di Sangiovese (con un 10% di Merlot) che compongono questo vino. Ma c’è qualche “ma”. Innanzitutto le lische non sono propriamente simpatiche anche a chi adora il pesce in gastronomia. Vengono tolte, evitate, quasi demonizzate. Perché in effetti potrebbero provocare problemi in bocca o, se ingerite, nell’apparato digerente. Inoltre, come accennato sopra, il pesce col Sangiovese c’entra poco, anche se ultimamente gastro-enologi progressisti stanno sdoganando alcuni vini rossi in abbinamento con piatti di mare. Insomma le lische sono difficili da digerire, anche per quanto riguarda le parole. Il design dell’etichetta è spartano, semplice, diretto: fondo bianco con elementi in nero. Nome del vino in primissimo piano, logo aziendale in alto, note tecniche alla base, illustrazione sulla destra. Niente male. Ma l’etichetta non guizza.