Paonazzo, Sangiovese e Colorino, Poggio la Noce.
Le etichette di questo produttore toscano di Fiesole sono tutte molto particolari, accomunate da un “family feeling” che le rende riconoscibili in mezzo a molte altre, sugli scaffali (e già questo potrebbe bastare). Tra tutte abbiamo scelto l’ultima arrivata, anche perché il nome del vino è divertente: “Paonazzo”. Certo, il colore del vino è “rosso rubino molto intenso”, da qui l’effettivo significato della parola: accusare un colorito del volto piuttosto acceso. L’immagine al centro dell’etichetta ci guida però alla vera origine della parola, infatti paonazzo o pavonazzo o pagonazzo come antiche accezioni, riportano al pavone e a una delle sfumature di colore della sua coda, cioè un violaceo piuttosto scuro. Ed ecco che il “Paonazzo” insieme al noto e vanesio pennuto stabilisce un contatto visivo e un cortocircuito mentale che fissano nella memoria il prodotto. Ed è proprio questo il compito del packaging-design e della comunicazione in generale. L’azienda è stata fondata ed è attualmente di proprietà di Claire Beliard ed Enzo Schiano che coltivano 16 ettari di vigne sulle colline nei dintorni di Firenze. Ma vediamo i nomi anche degli altri vini della produzione: Gigiò (blend di Sangiovese e Colorino), Gigino e Gigetto (Sangiovese) e Pinko Pallino (nome che ci è particolarmente simpatico), rosato di Sangiovese. Nel complesso un’operazione di design semplice, dotata di ottima originalità, con il sorriso sulle labbra.