Tra il “Losco” e il Brusco, ma con Linearità

Losco, Timorasso, Cantina Mezzacane.

A Rivanazzano in provincia di Pavia, c’è un’azienda vinicola che si chiama “Mezzacane”. Si tratta del cognome del primo proprietario e fondatore. Storicamente è difficilmente evitabile, nonostante non risulti bellissimo per semantica e fonetica. Ma con ironia e gusto l’azienda lo rende simpatico creando un marchio dove si vede la sagoma di un cane tagliato a metà. Fa sorridere e al tempo stesso attira l’attenzione e fissa l’immagine. Le etichette delle gamma dei vini di Cantina Mezzacane sono molto spartane: fondo monocromatico con il logo in alto e il nome del vino al centro, molto chiaro, tutto ben leggibile. Semplice ma efficace. Certo non siamo di fronte a un’opera d’arte del packaging, ma nel design una equilibrata e rigorosa linearità può giocare bene le proprie carte. Per quanto riguarda questo vino, si tratta di un Timorasso ottenuto con fermentazione, macerazione e affinamento in anfora di tipo georgiano. Anfora interrata. Forse per questo è stato scelto questo nome, “Losco”. Terminologia desueta, che significa (Treccani): “…dal latino lŭscus, cieco da un occhio, guercio. Di persona che, per miopia o per debolezza di vista, guarda stringendo gli occhi e aggrottando le sopracciglia; quindi guardare losco, di chi guarda storto per animo corrucciato, per invidia, per dispetto, o per indole cattiva e malevola”. L’allusione del nome ad un affinamento nascosto, intimo, sostanzialmente cieco è una nostra ipotesi. Nota di cronaca: il “mezzo cane” è raffigurato nell’atto di abbaiare, per cui nonostante la separazione delle membra, è vivo.