Villa Calicantus.
E dopo il chiaretto venne il chiarotto o, come scritto sull’etichetta, il “Chiar’otto”. Il nome di questo vino si presenta come un gioco di parole ma in realtà c’è dietro una costruzione più complessa. A raccontarla è proprio il produttore nelle pagine del proprio sito internet: “Un’interpretazione unica del Bardolino Chiaretto che coniuga sapidità, mineralità, complessità e bevibilità in un rosé d’altri tempi. Il primo rosé del Bardolino ad essere stato fermentato ed affinato in legno, il Chiar’Otto ha cambiato i paradigmi del vino rosa a Bardolino. L’uva proviene da sei parcelle del 1966 in pergola veronese che si trovano riunite in un unico corpo sul fianco di una collina appena sopra il paese di Bardolino. Il nome Chiar’otto deriva dal nome Chiara che con Daniele è anima e corpo di Villa Calicantus e otto (8) il giorno del mese di giugno in cui è nata Anna, figlia di Chiara e Daniele”. Ragioni affettive dunque, che non c’entrano col vino, col suo colore, o con la sua dimensione di chiaretto affinato in legno. Il nome, sia pure romantico nella spiegazione, visto così non qualifica, anzi rende il chiaretto più grottesco, più greve e “pesante”. Insomma probabilmente non porta un vantaggio di immagine al prodotto. L’etichetta graficamente è molto ordinata e pulita, sotto al nome aziendale leggiamo il nome della famiglia proprietaria, una precisazione quasi di garanzia, o forse un orgoglio personale come quello della data di nascita della figlioletta. Sempre interessante la precisazione del numero di bottiglie prodotte, sul fronte dell’etichetta.