Les Semblables.
Lo Champagne, per definizione, non può essere clandestino. Infatti si tratta di una delle denominazioni più protette del mondo. Eppure questo produttore ha trovato il modo di proporre il proprio Champagne come qualcosa di diverso, nascosto, trasgressivo. In pratica i conduttori dell’azienda “Les Semblables” hanno scoperto alcuni vigneti abbandonati (in quanto esposti a nord invece che a sud) in Côte de Bar. L’idea è stata quella di valorizzarli, forti del fatto che il cambiamento climatico potesse diventare un buon alleato. L’obiettivo produttivo riguarda il raggiungimento di una completa maturazione delle uve (Pinot Noir in purezza) mantenendo una tensione gustativa (maggiore acidità) in grado di conquistare palati raffinati. Da tutto questo, che nasce da una segnalazione della giornalista e degustatrice Sara Missaglia, ecco il nome del vino: “Champagne Clandestin” (Borèal). Cioè frutto di vigneti che fino a qualche anno si potevano considerare come una scelta sbagliata. I vigneti “clandestini” oggi diventano motivo di vanto e fattore di qualità. Nell’etichetta, molto spartana, regna in realtà un po’ di confusione riguardo al nome, perché come definizione di questo sparkling viene proposta anche la parola Borèal, dal latino borealis, borea, cioè “appartenente o proveniente da nord”. Alla base dell’etichetta si vede una rosa dei venti che indica come punto cardinale principale il nord. Uan frase poco sopra la “bussola” spiega la scelta di coltivare vigneti totalmente esposti a nord, chiudendo il cerchio comunicativo e informativo. Al di là delle analisi semantiche a noi l’idea di uno Champagne clandestino piace, e come concetto in effetti riesce a distinguersi con originalità e coraggio.