Più Bianco non si Può

Bianco, Vermentino, Mercer Wines.

Un ottimo esempio per definire cos’è un “contrasto”. Cioè cosa significa comunicare per dissonanze (in senso positivo, in questo caso). Abbiamo un’etichetta molto colorata per un vino che si chiama “Bianco”. Si tratta di una giovane azienda australiana che produce i propri nettari nell’Hunter Valley, più o meno a nord di Sydney. In particolare vengono allevati  Vermentino, Malbec, Montepulciano, Tempranillo, ma anche Nebbiolo e Nero d’Avola, tradendo una particolare attenzione verso i vitigni storici italiani. Ma torniamo a questa particolare etichetta. Colori, tanti, frammentati in una composizione (altro contrasto) che richiama le ricerche cromatiche della casa di moda Missoni. Etichetta rotonda all’interno della quale troviamo uno spezzatino di tasselli rattangonali appuntiti e altre varie forme. L’effetto è caleidoscopico, ipnotico, forse subliminale. Sul fronte dell’etichetta, in basso, in verticale, solo un numero e una scritta: “2021 Bianco”. Annata e nome del vino. La forza di questo packaging è ancora una volta la semplicità (e qui piazziamo l’ultimo contrasto), laddove la complessità della tavolozza cromatica diventa percezione univoca per la retina e per la memoria. Semplicemente bianco, la somma di tutti i colori.