La storia di questo giovane produttore di Orvieto è come se ne sentono tante, ma al tempo stesso molto significativa. Storia di cambio di vita e di vite. Luigi Celentano scrive nel sito internet dell’azienda: “A volte è l’avere uno scopo elevato che determina il presente. La passione il nostro mezzo, l’eccellenza la nostra meta. Quanto più uno vive solo, sul fiume o in aperta campagna, tanto più si rende conto che non c’è nulla di più bello e più grande del compiere gli obblighi della propria vita quotidiana, semplicemente e naturalmente”. Partiamo bene. Nella produzione di Luigi troviamo quindi un Orvieto “base” (l’etichetta che qui abbiamo riportato), costituito da Trebbiano Toscano, Verdello, Malvasia Bianca Lunga e Grechetto, un Orvieto Superiore (idem) e un Umbria Igt Rosso (Sangiovese 100%). L’Orvieto “base” si chiama Eronio. Nome probabilmente inventato, che ricorda mitologie antiche e richiama qualche atto eroico, come quello di diventare viticoltori partendo da un solo ettaro di vigna. L’etichetta, graficamente, è moderna, pulita, essenziale. L’illustrazione richiama un tralcio d’uva e lo fa con l’eleganza di una pennellata da arte contemporanea. I particolari in verde confermano lo spirito bio che viene siglato con un timbro in basso a destra. Il progetto è sincero, affabile, fondato. Luigi Celentano, tra le altre belle narrazioni scrive ancora: “Delle migliaia di vite possibili, ogni uomo dotato di caparbietà, tenacia e fiducia si sceglie quella che ritiene più opportuna per se. A quasi tutti, almeno credo, sarà capitato di svegliarsi la mattina e dire: “Devo cambiare vita! Sono stanco di sentirmi oppresso da questo sistema di numeri. Perché è quello che siamo, numeri. Quelli di una matricola scritta su di un cartellino, quelli della quantità prodotta, quelli delle ore in più o in meno, quelli della data dello stipendio, quelli dei minuti persi nel traffico per andare al lavoro e quelli che passiamo a svolgerlo anziché a vivere. Tanti si svegliano coi buoni propositi, per poi spegnere la sveglia e girarsi tra le lenzuola. Vi sono alcuni che invece decidono di mettere il piede giù dal letto. É proprio questo che ho fatto un giorno di ottobre del 2015”. Che dire? Giù il cappello!