Dulce Calicis, Tintilia, Claudio Cipressi.
Una bottiglia decisamente molto particolare. Nella forma e anche nella sostanza. La forma del vetro ricorda certi rum agricoli del Centro America. La “copertura” a ceralacca di un tappo a gabbietta è davvero insolita. Attira l’attenzione, anche per il croma rosso acceso. Il Principe della Tintilia, Claudio Cipressi, non rinuncia a questo autoctono anche nella produzione di un vino dolce, come evidentemente tradisce il nome di questo nettare: “Dulce Calicis”. La grafica e la composizione dell’etichetta riguarda l’eleganza: fondo nero, bollo in oro (dove viene specificato il ruolo di “vignaiolo”, molto gradito), la firma del produttore a mano e con inchiostro in rilievo, i puntini delle “i” in oro che se ne vano in giro per il packaging allegramente. Una chicca, un vezzo, una preziosità prodotta in pochi esemplari. Un piccolo tesoro nascosto dietro a una confezione attraente e accattivante. Certo, il nome (del produttore), molto noto e affidabile del punto di vista della qualità, fa da traino. Il resto lo farà la buona tavola (il divertimento è che gli abbinamenti, con questa tipologia di vino, non sono scontati).